Rifugiarsi per amore della vita, per il rispetto e la dignità dell’essere cittadino/a di questa terra. No alle violenze e alle discriminazioni.

Oggi, 20 giugno 2020 è la giornata mondiale del rifugiato. Uomini, donne e bambini costretti a lasciare le loro case per guerre, carestia, cambiamenti climatici…chi scappa da violenze, per chi scappa alla ricerca di un futuro migliore, lo fa per trovare sollievo e pace, per la garanzia della libertà e della democrazia senza genocidi e raid etnici o religiosi.

Sono ben oltre gli 80 milioni di rifugiati e sfollati nel mondo, purtroppo destinati a crescere per l’emergenza pandemica che ha colpito il mondo intero e vedrà intere aree in ginocchio per la crisi economica derivante, appunto, dalla pandemia, quasi la metà sono bambini.

Bambini siriani in campo profughi Turchia

L’ obiettivo della nostra comunità è indubbiamente promuovere l’integrazione, distribuire solidarietà nei confronti di chi ha lasciato la propria terra non per odio o vigliaccheria, ma per paura di non poter sopravvivere, dalla mancanza di cibo e acqua o per la brutalità dell’essere che con rabbia e violenza fa dello sterminio la propria virtù.

Siamo tutti noi responsabili del processo di futuro delle nostre terre, del nostro modo di vivere la vita, con pregiudizi e razzismo non si andrà avanti e si creeranno solamente conflitti interni alla nostra struttura societaria, quindi, è determinante rimboccarsi le maniche e rendere il nostro paese inclusivo, accessibile e incardinato ai diritti della Costituzione, della società civile.

Ma se crediamo alle fantomatiche parole di leader di alcuni partiti politici, dove l’Italia è il campo profughi dell’Europa, forse non abbiamo capito che la problematica dei flussi migratori di rifugiati e sfollati si riversa nei paesi molto più poveri e in condizioni insostenibili per il mantenimento di tale crisi migratorie, crisi che avvengono spesso nei paesi limitrofi in zone del mondo assediate da guerre e carestie.

Campo profughi in Bangladesh

La decennale guerra in Siria; le persecuzioni delle minoranze nel Sud Sudan e in Birmania; la fuga di oltre 3 milioni di venezuelani. E ancora: i disastri ambientali provocati dal cambiamento climatico nella regione del Sahel, i conflitti in Yemen, Libia, Afghanistan. Tutto questo ha portato a stravolgere la geografia umana nel mondo, una geografia stravolta da guerre, persecuzioni, carestie, violazioni di diritti umani: sul finire del 2019 quasi 80 milioni di persone nel mondo sono state costrette a scappare o a cercare asilo all’interno delle frontiere del proprio Stato.

Chi ospita il maggior numero di rifugiati?

La Turchia e la Colombia sono le nazioni mondiali che ospitano il maggior numero di rifugiati.

Più di due terzi delle persone in fuga nel mondo, il 68% di tutti i rifugiati e dei venezuelani sfollati all’estero, proviene da soli cinque Paesi: Siria (6,6 milioni); Venezuela (3,7 milioni); Afghanistan (2,7 milioni); Sud Sudan (2,2 milioni) e Birmania (1,1 milioni). E ad accogliere sono soprattutto i Paesi in via di sviluppo, che ospitano l’85% dei rifugiati nel mondo. La Turchia è lo Stato che accoglie il più alto numero di rifugiati: 3,6 milioni di persone provenienti soprattutto dalla Siria.  Subito dopo c’è la Colombia, dove si è riversata la gran parte delle persone in fuga dal Venezuela: attualmente il Paese ospita 1,8 milioni di rifugiati. Seguono la Germania (1,5 milioni); il Pakistan (1,4 milioni), l’Uganda, (1,4 milioni). 

Bambini in Bangladesh

Preoccupa la situazione in Bangladesh, un Paese dove il 31,5 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, ma che in questi anni sta vivendo un forte afflusso di rifugiati Rohingya, il popolo della Birmania più perseguitato al mondo.

Per chi non lo sapesse, i Rohingya sono un gruppo etnico musulmano perseguitato. Essi non hanno difese, non sono riconosciuti e sono dimenticati da tutti. Non essendo cittadini, i Rohingya che ancora vivono in uno Stato della Birmania sono privati dei diritti fondamentali, come la libertà di associazione e di spostamento, non possono essere proprietari di terre, i birmani non li considerano loro connazionali, ma bensì cittadini del Bangladesh.

Rohingya

Forse adesso hai capito cosa vuol dire essere un rifugiato.

Noi, della Confederazione Unitaria della Campania, per questo chiediamo sempre di ascoltare il dolore, fatto di persecuzioni, crimini e paure, non bisogna sparare futili pregiudizi di propaganda politica antirazziale e fascista.

C’è un bisogno di aiutare il mondo, voltiamo il nostro sguardo verso i più deboli, dimostriamo la nostra forza nel saper proteggere e accogliere chi chiede aiuto per una vita serena e senza nuove ferite, poiché quelle subite difficilmente guariranno, spetta a noi alimentare nelle loro anime una speranza, fatta di amore, dignità e diritti, quello che chiediamo sempre per tutti e senza distinzione.

Il mondo può migliorare solo dai nostri gesti, attraverso la solidarietà e il bene comune, senza disuguaglianze sociali e razziali.

20 giugno 2020

CUB Campania