RECOVERY FUND: SOLO 9 MILIARDI ALLA SANITA’ QUALCUNO E’ VERAMENTE DA RICOVERARE…MA NON DI COVID!

La possibilità di attingere ai fondi del recovery fund o next generation EU (prossima generazione europea), fa scatenare gli appetiti di molti settori produttivi : e così le promesse del ministro Speranza di qualche mese fa, quando si era ipotizzato un finanziamento di 68 miliardi per i bisogni del settore, cadono nel dimenticatoio. Ma non si parla nemmeno più dei 37 miliardi che da inizio pandemia si dice che sono  stati persi nel fondo sanitario , gli attuali progetti per la sanità prevedono solo 9 miliardi dei 209 previsti per l’Italia per il Recovery fund. Eppure il documento riporta nelle premesse quanto da anni stiamo dicendo:

-la spesa sanitaria italiana è il 6,5% del PIL, inferiore alla media europea (7,8%) e a quella di altri paesi come Germania(9,6%)e Francia(9,4%)

-carenze di personale: 5,8 per 1000 abitanti gli infermieri in Italia, a fronte della media europea di 8,8 per mille abitanti

-assistenza territoriale “debole e non omogenea” , che non garantisce  equità di accesso alle cure

-una risposta alla pandemia caratterizzata da carenze nell’approvvigionamento dei dispositivi medici e sanitari, nella disponibilità di organico, nelle dotazioni di strutture e infrastrutture

Tutto questo è scritto nel documento programmatico per il Recovery fund.

Vorremmo aggiungere che dai dati del Ministero della salute 2013-2018 , il quadro appare ancora più drammatico, con il personale che è sceso di 22246 unità, con 2216 MMG in meno, con 13457 posti letto in meno, con 74 strutture di ricovero perse, con il 10% dei PS chiusi e la riduzione del 15% delle ambulanze. Una situazione che esige  interventi sostanziali ben oltre i 9 miliardi previsti, a cui al momento si aggiunge al massimo 1 miliardo per il 2021 previsto dalla manovra di bilancio, a meno di non usare ancora il MES per la sanità, preludio poi a futuri tagli per ripareggiare i bilanci.

Ma  oltre il problema delle risorse, per quali obiettivi si pensa di utilizzarle? Gli obiettivi individuati riguardano l’ammodernamento tecnologico e la telemedicina. Un’offesa per chi tutti i giorni si espone a rischio e ritmi di lavoro massacranti sia negli ospedali che nei servizi esternalizzati come le RSA e che non vede così prospettive di miglioramento per le proprie condizioni.

Continuiamo a lottare, quindi, per una riforma complessiva della Sanità in Italia che comprenda:

-assunzioni stabili nel settore pubblico

-riduzione dell’orario lavorativo a 30 ore e aumenti salariali

-gestione pubblica dei servizi socio sanitari attualmente esternalizzati

-potenziamento dei servizi e dell’assistenza territoriale

-potenziamento dei servizi di prevenzione e tutela della salute sul lavoro e nell’ambiente di vita

-tutela della salute di tutti gli operatori del settore, pubblici e privati

-abolizione dei ticket, accesso e gratuità delle cure.

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