Indotto Telecom: migliaia di lavoratori a casa, si ma c’è lo smart working per far risparmiare i padroni!

Non vi fate ingannare riguardo lo smart working e quando dicono frasi, tipo: “in forma più DIGITAL e più CONNECTED, con il fine di migliorare il lavoro, decongestionare il traffico metropolitano e fare risparmiare a tutti, imprese e lavoratori, TEMPO e DENARO”.

Le frasi ad effetto servono, appunto, per nascondere altro, cosa? Un esempio di base, riguarda i lavoratori dell’indotto TIM, stiamo parlando di migliaia di lavoratori e lavoratrici che da marzo sono a casa, poiché, l’azienda di telecomunicazioni ha deciso di mantenere alta la percentuale di smart working per i suoi dipendenti, il tutto, ha comportato di conseguenza una riduzione drastica di tutti quei servizi in appalto che interessano le lavorazioni nelle infrastrutture della società, quali? In primis le ditte di pulizia, la manutenzione ordinaria e le tante piccole altre realtà lavorative che operavano a ridosso del colosso della telecomunicazione in Italia, quindi, a guardarla così, sembra proprio che il processo di monopolio e di ricchezza vada sempre di più ad incanalarsi nelle mani dei pochi a discapito del resto, oramai la prassi capitalistica della nostra realtà esistenziale.  

Tutti a casa o meglio dire: “tutti senza un euro!”. In effetti, i lavoratori dell’indotto, attualmente sono ancora interessati dalla CIG, che come oramai noto, indennizza al massimo il 50-60 % della paga base, quindi, un vero shock economico per le tante famiglie che per anni hanno contribuito a mantenere alta la qualità della vita all’ interno di Telecom, come il caso dei lavoratori interessati dal passaggio di cantiere del Multiservizi pulizia Telecom Italia in Campania che il 2 luglio sono passati all’ ATI Team Service/Snam Lazio Sud ma attualmente fermi, poiché, le lavorazioni all’ interno delle strutture della committente sono gestite da smart working –  circa 100 famiglie con ammortizzatori sociali da “fame”!

Quindi, se il nostro paese si sta apprestando per il futuro, ad incentivare il lavoro “agile” e tutto ciò che riguarda l’innovazione tecnologica, con notevoli risparmi da parte dei padroni, ciò non vuol dire lasciare sul lastrico migliaia di famiglie di lavoratori italiani che necessitano di reddito certo e non minimo, bisogna per questo, essere cauti quando si lanciano proclami, perché e di conseguenza, con la voglia di futuro e di progresso, si lascia indietro un passato, ancora presente che determina il nostro stato sociale già a pezzi di suo.

Napoli, 07 settembre 2020

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