Ispettorato del lavoro. In un anno si sono dimesse 37mila neo mamme.

Un paese dove la donna si vede costretta a licenziarsi solo perché neo mamma, è un paese privo di diritti è un paese che vive ancora di pregiudizi e di limiti a questo punto: insopportabili.

Leggendo le analisi arrivate dall’ Ispettorato del Lavoro (Inl), sembra ritornare indietro con il tempo, sembra ritrovarsi all’ improvviso catapultati in realtà vissute del nostro passato dove la femmina deve restare a casa “ad allevare i figli”.

I dati sono preoccupanti e avvilenti, le dimissioni volontarie registrate dimostrano ancora una volta come la donna sia discriminata nella nostra società.

37 mila neo mamme sono state costrette a perdere il proprio reddito solo perché madri, solo perché donne, è raccapricciante leggere una delle principali motivazioni di circa 21 mila casi: la difficoltà di «conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole».

Queste difficoltà, da come si evince dal bollettino Inl, rientrano nella quotidianità della sfera famigliare quale: assenza di nonni o parenti che possano accudire i figli, costi troppo elevati di baby sitter o asili nido.

Tutto legato intorno ai costi della vita e del welfare per le famiglie. Qui stiamo parlando della maggior parte di lavoratrici con redditi bassi: commesse, impiegate presso cooperative con contratti fasulli, non ci vuole un esperto in economia per poter comprendere che, con circa 1000 euro al mese (se ti va bene), tra affitto o mutuo e spese per la casa è impossibile poter avere alle “proprie” dipendenze qualcuno che possa dedicare tempo alla prole. Quindi, sei costretta a licenziarti!

La tutela della maternità è fondamentale per garantire il ruolo del genitore e questo può avvenire solo con serie politiche mirate alla salvaguardia dell’individuo, garantendo sostentamento e diritti.

Smettiamola con i soliti slogan, è risaputo che ci sono migliaia di padroni in questo paese che sfruttano i lavoratori non offrendo diritti, con la solita frase: se non ti sta bene, fuori c’è la fila!

Non esiste lo smart working come scusa per agevolare la donna a fare il “doppio” lavoro solo perché genitrice, le realtà sono ben altre e vanno risolte non con le chiacchiere e gli slogan del buonsenso, bisogna tutelare le madri, garantendo retribuzione, tutelando e punendo quei datori di lavoro che ricattano violando l’ uguaglianza sui luoghi di lavoro e aumentando la spesa per la realizzazione di strutture pubbliche che diano la possibilità a costi bassissimi di poter usufruire di servizi per i cittadini, poiché è assurdo pagare una retta comunale di 500 euro mensili!

Ma di che stiamo parlando? Siamo nel 2020 e il nostro stato sociale è in macerie.

25 giugno 2020

CUB Campania