Stress lavorativo: la sindrome di burnout. I lavoratori vanno tutelati.

Sono anni che, con il declino sindacale compiacente ai padroni, vede lavoratrici e lavoratori indotti con maggiore frequenza ad assumersi responsabilità e molte delle volte senza nemmeno essere retribuiti dignitosamente, inoltre, i contratti collettivi, sempre peggiorativi, vedono l’innalzamento delle ore di lavoro anziché diminuirle, con l’ aumento delle mansioni, collegate ad una massima produzione/responsabilità e poca tutela per la qualità della vita all’ interno dei luoghi di lavoro. Le continue vessazioni dei padroni e i ricatti aziendali, gli accordi a ribasso di sindacati filo-padronali, come i demansionamenti, fanno del contesto, un quadro perfetto per poter parlare di burnout, poiché, il forte stress correlato ai fattori di rischio patologico attribuibili a questa sindrome, tendono ad incidere sulla salute stessa del lavoratore.

Partiamo nel dire che, il burnout è la fase finale di regresso dello stato psico-fisico del soggetto che subisce tale sindrome, che può essere acuta o cronicizzata. Tale patologia è maggiormente rilevante dove la professione di esaurimento emozionale, di depersonalizzazione e di riduzione delle capacità personali che può presentarsi in soggetti che, per professione, “si occupano della gente”.

Casi di Burnout evidenti, ad esempio, sono evidenziati proprio nelle figure professionali degli operatori sanitari, la stessa INAIL, infatti, ha stilato un documento di tutela al forte stress per quanto concerne l’ emergenza sanitaria attuale e di conseguenza all’ esposizione di burnout dei lavoratori: “Per gli operatori sanitari la situazione di emergenza comporta a una serie maggiore di fattori di rischio legati alla cura del  paziente contagiato, che possono contribuire all’accrescimento di stress psico-fisico, primi tra i quali: l’esposizione  agli agenti  patogeni, la paura di essere contagiati e di contagiare pazienti e familiari, il contatto con la morte, lo stigma sociale dovuto alla maggiore esposizione alla malattia”.

Con la circolare n. 71/2003, l’INAIL estende la tutela assicurativa sociale alle “malattie da costrittività organizzativa”, che indica la circospetta metodologia da usare ai fini della ricognizione di eventuali condizioni di “costrittività organizzativa”, soprattutto il burnout.

Fattori riconosciuti dall’ INAIL:

  • Marginalizzazione dalla attività lavorativa
  • Svuotamento delle mansioni
  • Mancata assegnazione dei compiti lavorativi, con inattività forzata
  • Mancata assegnazione degli strumenti di lavoro
  • Ripetuti trasferimenti ingiustificati
  • Prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto
  • Prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici
  • Impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie
  • Inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro
  • Esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale
  • Esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo

Nel rischio tutelato può essere compreso anche il cosiddetto “mobbing strategico” specificamente ricollegabile a finalità lavorative.

I sintomi riconducibili al burnout:

  • fisici: disturbi della pelle, intestinali, gastrici, inappetenza o alimentazione disordinata, insonnia, stanchezza generalizzata, tensione muscolare, cefalea.
  • psichici: perdita di fiducia nelle proprie capacità, distacco, disinteresse e insoddisfazione, senso di impotenza, di frustrazione, fallimento, perdita di interesse, isolamento, chiusura, ansia, attacchi di panico, note depressive, declino delle prestazioni lavorative, riduzione dell’efficienza del proprio lavoro

Inoltre,

le conseguenze, vanno intese anche come allontanamento dalla vita sociale, dagli affetti, portando l’individuo all’ isolamento, molte delle volte legato anche all’ utilizzo di droghe e alcool.

La sindrome di burnout, in fase avanzata è esplosiva, brucia lo stato psico-fisico e può portare anche al suicidio dell’individuo.

Ci rendiamo conto che, questa patologia è estremamente insistente nella nostra realtà, noi per questo, proviamo ad intercettare i lavoratori ed incanalarli in un percorso di lotta per l’acquisizione dei diritti, poiché, abbassare la testa non fa altro che peggiorare la vita lavorativa ed aumentare lo stress, non si può vivere con il malessere e sentirsi soffocati dai soprusi.

La nostra Confederazione Unitaria di Base, lotta quotidianamente contro le ingiustizie perpetrate a danno delle lavoratrici e dei lavoratori, proviamo ogni giorno a mettere al centro il bisogno dei lavoratori nei luoghi di lavoro e trovare un equilibrio nell’armonizzare il lavoro e le prestazioni, tutelandoli dai ricatti e vessazioni da parte di quei datori di lavoro che, con l’avvallo dei sindacati di comodo, guardano solo ai propri interessi.

Mentre, il nostro interesse principale è salvaguardare l’integrità psico-fisica dei lavoratori e tutelarli anche attraverso azioni legali.

Questo è un monito per tutti quei lavoratori stanchi e avviliti, rivolgetevi a Noi, per contrastare tutto il sistema che da anni sta peggiorando lo status lavorativo: nelle fabbriche, nelle aziende, nelle strutture pubbliche e private.

Solo con una valida alternativa sindacale, possiamo ottenere un miglioramento della condizione di vita di noi tutti, è finito il tempo di padroni e sindacati di comodo, lottate insieme a noi, lottate soprattutto per riprendervi i Vostri sacrosanti diritti e preservare la salute!

Adesso o mai più!

14 giugno 2020

CUB Campania

CUB Campania Patronato