Non è bastata la pandemia e la discussione sulla regolamentazione degli immigrati che vengono sfruttati nei campi, per placare l’ira dei caporali e dei padroni.

Abbiamo appreso da poco, la notizia di una violenza delinquenziale perpetrata ai danni di un bracciante indiano, che lavora nei campi di raccolta a Terracina (LT) per sopravvivere.

L’ uomo, giustamente ha chiesto ai suoi datori di lavoro, che a tutti i lavoratori, in prevalenza di origine indiana, venisse dato loro, almeno la dotazione minima di mascherine e guanti per poter espletare le mansioni nei campi in sicurezza ed evitare possibili contagi.

La reazione dei padroni, i proprietari terrieri, è stata quella di massacrare di botte il bracciante ed allontanarlo dal luogo di lavoro, licenziandolo. Stiamo parlando di zone, dove la maggior parte di questi braccianti vengono sottoposti a turni e paghe da schiavitù. I braccianti sarebbero stati infatti costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, festivi compresi, senza riposo e senza congedi per malattia, in cambio di 4 euro l’ora.

Ma dalla denuncia aperta da parte del lavoratore, gli investigatori hanno accertato che, quest’ultimo, recandosi dai suoi ex datori di lavoro, abbia chiesto almeno l’ultima paga del mensile lavorato; da queste richieste, purtroppo, si è scatenata l’ira di questi sfruttatori che, non solo non hanno dato nulla al lavoratore, ma si sono scagliati contro di lui, con violenza colpendolo con bastoni e per finire lo hanno gettato in un canale di scolo.

L’ uomo, una volta ripresosi da questa brutale violenza, si è recato al pronto soccorso, dove il personale sanitario, non ha fatto altro che evidenziare le percosse subite e prestagli le cure del caso e raccontando l’accaduto agli organi competenti.

Questa brutta storia è la normale amministrazione quando si parla di braccianti, per fortuna questa volta non è scappato il morto, ma la realtà è ben diversa, poiché tutti sanno quello che avviene nel mondo dell’agricoltura e tacciono.

Tutti sanno che c’e bisogno di controlli constanti nei territori agricoli per evitare lo sfruttamento dei braccianti, non possiamo aspettare ogni qual volta succeda l’irreparabile per intervenire e dire: Lo Stato c’è.

Lo Stato non c’è ed è complice di questo sfruttamento.  

La CUB continuamente affronta l’argomento di quel che succede in varie zone d’Italia sulla situazione sfruttamento dei braccianti, tutti sanno di queste realtà, la sanatoria così come è stata fatta, andrà in porto a settembre, diciamo che è un primo passo in avanti per dare maggiori tutele a questi lavoratori, sfruttati con il massimo disprezzo dei diritti dell’uomo. Ma non basta, i diritti o sono permanenti o non sono diritti. Lo sfruttamento legalizzato non è diverso da quello illegale.

La dignità dell’essere umano, il diritto ad una vita degna, deve essere garantito a tutti.

Siamo tutti uguali, nessuno ha più diritto dell’altro nel vivere degnamente.

19 maggio 2020

CUB Immigrazione