CUB SUR Campania: Smart working, lavoro agile e il docente paga.

In questi giorni così particolari, ci siamo ritrovati nel giro di qualche giorno, proiettati verso il futuro.

Con la chiusura di: uffici, scuole e altri enti pubblici e privati si è dato ampio spazio all’ utilizzo del “lavoro da casa” oppure “lavoro a distanza”, “lavoro agile” in pratica, a svolgere le stesse mansioni interpretate nel luogo di lavoro, con la differenza sostanziale che, per svolgere ad esempio, la famosa didattica a distanza nel caso dei docenti, a casa devi essere come in una classe.

E proprio nel mondo della scuola, dei docenti, che oggi ci soffermiamo per riflettere e mettere in dubbio alcune considerazioni, e non lo faremo con tecnicismi, non servono, ma usando la nostra dialettica sindacale abitudinaria.

Nella maggior parte dei casi, la didattica a distanza, sta riscontrando enormi criticità. Lo smart working per molti Istituti non è stato mai preso in considerazione. La verità e che non ci sono effettive comunicazioni e linee guida da parte del MIUR per svolgere tale attività;

inoltre, se un Ministro dell’Istruzione in televisione ci viene a dire: “Non bocceremo nessuno”. Grazie Ministro, adesso spiegateci pure come i docenti possano intervenire pedagocicamente per coinvolgere/convincere gli alunni? Soprattutto quelli indisciplinati, quelli che vis à vis insultano i docenti e che nel giro di un mese si sono ritrovati a casa, chiusi e beati sui loro letti.

Ma qui ritorniamo sempre ai Ministeri delle Meraviglie, alle favolette di Biancaneve o Topo Gigio che ripeteva: “Ma cosa mi dici mai?”

Per non parlare di un altro esempio di smart working, quello dei genitori, che si stanno improvvisando maestri, professori, simulando addirittura il suono della campanella nella figura del bidello.

La didattica a distanza è questa in Italia. Mancano addirittura i mezzi di connessione nelle case degli studenti per poter “fingere” di fare lezione…a mezzo busto quando va benissimo, altrimenti solo audio.

Ma proprio per i docenti, sindacalmente, ci preme constatare un paio di punti, che a nostro dire sembrano delle forzature da parte del MIUR  sui dipendenti del Pubblico Impiego.

Perché ai docenti non viene fornito uno smartphone con scheda sim-aziendale, anziché far utilizzare loro strumenti privati o la connessione da casa? In quale CCNL supercazzola vi è scritto che il docente si impegna a dare il suo numero privato, con scheda intestata, agli alunni che frequentano i plessi scolastici pubblici?

Su quest’argomento per la privacy dei docenti, non arretreremo, poiché si sta come al solito, nel nome della scuola pubblica, approfittando di un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici, sottopagati.

Non c’interessa del bonus docente, non sono acquisti inerenti alla didattica pubblica, poiché per interagire con il pubblico, il proprio datore di lavoro deve mettere a disposizione i mezzi per svolgere la mansione di smart working.

Ma un altro dubbio ancor più concreto ci assale: cosa potrebbe succedere ad un docente che svolge le sue mansioni da casa con il proprio pc, senza alcuna competenza di sicurezza informatica, senza alcuna supervisione mentre utilizza dati sensibili sia personali che di studenti? Nel caso la domanda apparisse retorica, la successiva sarebbe: cosa può fare il datore di lavoro per porre rimedio e ridurre al minimo il rischio di violazione della privacy?

Nonostante in questi anni sia aumentato sensibilmente il lavoro agile, gli investimenti per aumentare la rete di sicurezza delle piattaforme informatiche o formare il personale docente dai rischi se si possono incorrere da casa lavorando a distanza, sono stati quasi nulli, per i fondi tagliati all’ Istruzione. Certo, sono stati svolti corsi di formazione per l’utilizzo dei programmi scolastici, ma per la sicurezza? Attualmente per accedere a questi sistemi basterebbe, innanzitutto, predisporre i software con metodi di accesso più moderni e affidabili rispetto al semplice uso di una password associata ad uno user name. Un accesso che preveda l’impiego di un dispositivo hardware (una pendrive USB, un mobile token, un sistema OTP) oppure l’utilizzo di un codice usa e getta inviato su richiesta, previo riconoscimento, direttamente sul dispositivo del docente, dispositivo aziendale fornito dal datore di lavoro.

Ricapitolando, come Organizzazione Sindacale, apriremo ad oggi, una discussione improntata per preservare la privacy di ogni docente, finché, il Ministero della Pubblica istruzione, si adoperi quanto prima a fornire ad ogni singolo docente, un dispositivo utile per lo svolgimento della professione.

E’ inaccettabile che la vita privata di un lavoratore sia obbligatoriamente esposta, ed imposta per svolgere un servizio pubblico.

26/04/2020

CUB SUR Campania