Immigrazione e lavoro; Una bozza di legge solo per un interesse ECONOMICO

Cosa significhi essere irregolari, vivere espropriati di ogni diritto, finire reclusi in un CPR a causa di impianti legislativi, dalla legge Bossi-Fini alla Minniti-Orlando fino alla legge Salvini, che hanno creato schiere ingenti di “invisibili”.

Nel pieno della pandemia arriva una bozza di legge inaccettabile e profondamente ingiusta. La proposta non parte dal problema delle migliaia di persone senza documenti e quindi senza tutele sanitarie, economiche ed alloggiative.
Infatti pone come unica questione “quante braccia migranti servono al sistema produttivo e in particolare a quello agricolo?” Una vera e propria vergogna per uno stato di diritto. Migliaia di uomini e donne “invisibili”, per l’ennesima volta, si trovano senza diritti.

Il primo articolo della bozza inizia proprio sottolineando la carenza dei lavoratori e lavoratrici nei settori dell’agricolturadell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura, in conseguenza alla diffusione del Covid 19.
Migliaia di migranti vivono nelle metropoli e, di conseguenza, non potranno accedervi poiché tale provvedimento riguarda esclusivamente i rapporti di lavoro in questi ambiti. Alto è il rischio che nascano meccanismi di speculazione e il valore di un contratto agricolo salirà in maniera inestimabile nel mercato della regolarizzazione.
Un altro limite nella bozza di legge è che propone un lavoro precario, non è nemmeno coerente con la retorica della lotta al caporalato: afferma che il contratto di lavoro dovrà essere obbligatoriamente a tempo determinato, potrà durare al massimo un anno e il pagamento viene proposto attraverso i voucher.
I lavoratori e le lavoratrici nel settore agricolo vengono pagati a cottimo cioè in base a quanti cesti di frutta o verdura riescono riempire. In pratica, con il lavoro a cottimo la retribuzione è collegata al risultato dell’attività lavorativa in un’unità di tempo. Un selvaggio sfruttamento viene esercitato dal sistema agro-alimentare ai danni di 400 mila braccianti agricoli, che lavorano in condizioni medievali per ricavare retribuzioni di 5-10 euro al giorno.
Il governo ha paura, teme la reazione dell’elettorato e di fatti apprendiamo che preferisce stipulare speciali accordi con la Romania e la Bulgaria affinché entrino i lavoratori da questi paesi con permessi “usa e getta” in più anzichè regolarizzare la vasta platea di lavoratori e lavoratrici già presenti sul territorio in nero.

In una emergenza non si possono continuare a utilizzare gli strumenti ordinari di regolarizzazione dei migranti, che si sono già dimostrati lesivi dei diritti fondamentali e spesso inefficaci rispetto ai loro scopi dichiarati.

Cub-Immigrazione chiede:

Un provvedimento di sanatoria generalizzata senza altro requisito ulteriore rispetto al mero dato fattuale della presenza in Italia.
Eliminazione del pagamento a cottimo.
Applicazione del contratto nazionale del settore dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura.
Garanzia di vitto e alloggio e mezzi di trasporto dignitosi per i lavoratori braccianti che vengono assunti.
Sanzioni pesanti a chi sfrutta il lavoro di questi migranti, siano essi datori di lavoro o caporali.

 Milano 22.4.2020

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