CUB Campania : NON LASCIAMO SOLO IL POPOLO AFRICANO. I lavoratori hanno un cuore, usiamolo.

Qui in Europa, la maggior parte di noi, nonostante le migliaia di vittime che ha colpito non solo l’Italia, la quale è stata messa a dura prova, potremo dire anche estrema, per questo maledetto virus, riusciamo comunque nostro malgrado ad avere in caso di pericolo di contagio e di positività, una garanzia per il Sistema Sanitario Nazionale della funzione pubblica, d’altronde, tanto criticata anche da parte nostra come Organizzazione Sindacale, per i tagli eccessivi e la malagestione perpetrati negli anni, da parte dei Governi, dalla politica.

Come lavoratori stiamo affrontando le misure imposte di contenimento, il distanziamento sociale e rispettando le normative anti-contagio, vivendo in uno Stato avanzato per struttura civica e sociale, siamo già al limite delle nostre forze economiche, purtroppo, con un futuro incerto riguardo tante famiglie e categorie lavorative.

Inoltre, in questi giorni, come ben sappiamo, si stanno portando avanti le trattative economiche sui tavoli del parlamento europeo, per lo sblocco di fondi in seguito all’emergenza sanitaria per tutti i paesi europei colpiti, e per riprendere la cosiddetta Fase 2, una ripresa graduale anche della vita in Italia. C’ è chi non vuole il MES (giustamente) e chi non vuole i “coronabond”. Litigi e propaganda politica, chi la vuole cotta o chi la vuole cruda, unici attori: i mercati finanziari e il dio denaro. Con la garanzia assoluta che il loro intento è quello di scaricare il costo economico della pandemia e non solo quello, sulle spalle dei lavoratori.

Ma noi come lavoratori non possiamo e non dobbiamo, in questo momento, non avere un sospiro d’ animo per il caro continente africano. Un pensiero per tutti quelli che sono i nostri fratelli e sorelle.

Sono in imminente pericolo di vita, senza attrezzature e medicinali!

L’Africa, in caso di esplosione del contagio, verrebbe messa in ginocchio, così come accadde per l’ebola o la malaria. Si rischia un’ecatombe per il coronavirus, ma non solo, anche repressioni violente sulla popolazione dovute a dittature sanguinarie già presenti e pronte a rinforzarsi ancora di più durante questa crisi.

In molti, vivono in cinque in una baracca nelle township sudafricane, comunemente chiamate: bidonville. Una baracca è costruita a venti centimetri da un’altra baracca dove ne vivono altre cinque. Dalla scarsa idratazione e malnutrizione, che coinvolge milioni di cittadini africani, preoccupa ancor di più l’unione di epidemie, quali: Covid-19 e malaria, una miscela mortale per tante vite umane.

Ci sono paesi come la Guinea Bissau, che non ha un solo posto letto per la rianimazione, oppure la Somalia, dove non esiste un Sistema Sanitario, un paese in guerra da trent’anni. Ma c’ è di più, nella Guinea equatoriale, lo stesso contesto familiare del paziente deve anche garantire la ricerca di farmaci in buone condizioni, oltre che a bende e siringhe. Le trasfusioni di sangue, se necessarie, sono un rischio, una decisione di vita o di morte; assicurare l’igiene, la comodità e l’alimentazione del malato, ecc.  Secondo una testimonianza raccolta dal magazine americano “Time” in Zimbabwe, ai medici e agli infermieri viene assegnato un paio di guanti, due maschere e un grembiule di carta per turno, con il rischio che, se l’epidemia crescerà, proprio questi saranno i più colpiti.

L’Oms in questi giorni sta rifornendo di tamponi i paesi più strutturati circa 29. Purtroppo, i numeri della copertura non si riescono a certificare, in pratica, non verrà coperto tutto il continente, soprattutto quelle zone sottosviluppate, ancora rurali e dimenticate dall’ uomo, zone di povertà assoluta, dove le ricchezze degli uomini difficilmente hanno voluto offrire briciole di umanità.

Infatti, medici sul territorio, non conoscono nemmeno le basi per trattare quest’epidemia, come ad esempio: l’utilizzo dei tamponi. Questo, rende ancora più difficile il trattamento della pandemia; poiché, le organizzazioni mondiali, stanno reperendo fondi (sempre insufficienti), per poter anche a distanza comunicare con il personale medico nelle zone remote del continente, molte volte, senza un supporto istituzionale.

Ma la vera tragedia è la mancanza dei ventilatori polmonari utili per i pazienti affetti in maniera grave da COVID-19, con la conseguente difficoltà nel reperirli per via della domanda globale.

E sulle misure shock di contenimento, il lockdown. Quale industria africana, di fronte alla pandemia, può permettersi il lusso di chiudere i propri confini, la propria produttività senza eccedenze e sopravvivere senza forniture?

Per la Banca mondiale e il Fmi, l’Africa ha ancora bisogno di 44 miliardi di dollari per combattere la pandemia, ma saranno sempre pochi.

Facciamo il possibile, facciamo tutto il necessario per aiutare chi sta sempre più indietro, il mondo intero, oggi, deve guardare alla solidarietà tra i popoli. E’ difficile, ma non impossibile. Per questo, spetta ad ognuno di noi, i lavoratori fare la sua parte per contribuire a migliore la vita che ci circonda, anche un po’ più in la.

“Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d’inventare l’avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l’avvenire”. (cit. Thomas Sankara)

20/04/2020

CUB Campania